La Procura di Roma ha aperto un’inchiesta sulla morte dei militari italiani stroncati da linfomi e leucemie. E i sospetti non cadono sull’uranio impoverito, ma sui vaccini. In particolare i casi da chiarire sono quelli dì Francesco Rinaldelli, di Potenza Picena (Macerata), e Francesco Finessi, di Codigoro (Ferrara), due giovani alpini uccisi dal linfoma. Ieri mattina, a Roma, la polizia giudiziaria ha ascoltato per circa tre ore Andrea Rinaldelli, che ha raccontato la storia di suo figlio Francesco e depositato i documenti raccolti in questi anni…
E nei prossimi giorni, probabilmente, verrà convocata anche Santa Passaniti, la mamma di Francesco Finessi. L’inchiesta della magistratura è partita da un esposto di un parlamentare del Pd, Maurizio Turco. Il parlamentare era stato contattato da Rinaldelli, che gli aveva consegnato una lettera sulla storia di suo figlio. Sulla base dei documenti consegnati dal maceratese, Turco ha presentato per sei volte un’interrogazione al ministero della Difesa, rimaste però sempre senza risposta. Per questo il 12 gennaio ha depositato un esposto alla procura di Roma. La sua segnalazione è stata raccolta dalla magistratura, che ora ha deciso di chiarire la vicenda.
Dei militari italiani ammalati si parla da tempo.
Ma finora la causa scatenante di linfomi e leucemie era stata indicata nell’uranio impoverito, con cui sarebbero venuti in contatto i soldati in missione nei Balcani. Sull’uranio è stata aperta anche una commissione parlamentare di inchiesta. Ma né Francesco Finessi né Francesco Rinaldelli sono stati nei Balcani. Finessi è stato prima a Merano e poi a Belluno, prima di ammalarsi e iniziare il calvario di chemioterapie e trapianti. Purtroppo la malattia non gli ha lasciato scampo: il ragazzo è morto nel dicembre del 2002. Lo stesso Francesco Rinaldelli, che da Cividale del Friuli è passato alla sorveglianza del Petrolchimico di Porto Marghera, e nel giro di pochi mesi si è trovato colpito dal linfoma di Hodgkin, contro il quale ogni cura si è rivelata inutile: il giovane è morto nel marzo 2008. Santa Passaniti e Andrea Rinaldelli sono da tempo in contatto, e si sostengono a vicenda nella loro battaglia per la verità. E in questo modo sono venuti in contatto con molti altri casi di militari vittime di linfomi e leucemie, senza mai essere stati nei Balcani.
Le famiglie sospettano le dipenda dalle vaccinazioni
Le famiglie sospettano che a provocare le malattie nei loro figli siano state le vaccinazioni, somministrate in maniera irregolare. A conferma della loro tesi, hanno raccolto numerosi documenti. In particolare, una perizia del dottor Massimo Montinari, secondo il quale i metalli usati come eccipienti nei vaccini – come ad esempio mercurio e alluminio – si depositerebbero su alcuni organi, provocando reazioni enzimatiche e indebolendo il sistema immunitario; in queste condizioni, si sarebbe più soggetti al rischio di sviluppare leucemie e linfomi. Le schede vaccinali dei due alpini confermerebbero una somministrazione irregolare, su cui ora dovrà far luce la procura di Roma. Su Francesco Rinaldelli poi venne condotta un’analisi mirata, la metallografia, dalla quale risultò una concentrazione di piombo e alluminio nel sangue elevatissima. Questo materiale è stato consegnato alla procura di Roma e anche alla commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito: dopo anni infatti Santa Passaniti e Andrea Rinaldelli hanno ottenuto di essere ascoltati. Anche perché la commissione parlamentare ha ormai assodato che l’Esercito italiano non usa armi contenenti uranio impoverito: dunque di sicuro non può essere questa la causa dei tumori che colpiscono i militari. Le famiglie non chiedono condanne o punizioni, chiedono solo che venga appurata la verità, che non accada più che per un errore, una leggerezza, o per ignoranza, altri ragazzi si ammalino e muoiano come già è successo ai loro figli.
Fonte: Il resto del carlino