Terza dose vaccino Covid: probabilmente sarà necessaria per tutti a partire da gennaio. È quanto annunciato dal Sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, su Radio Capital. “Verosimilmente una terza dose sarà necessaria per tutti e con precedenza a chi ha fatto il vaccino Johnson&Johnson, che avrà bisogno di un richiamo a tempi brevi” - ha dichiarato Sileni. Il richiamo spetterà prima ad anziani e personale sanitario, poi da gennaio si procederà con il resto della popolazione in base a quando è stata somministrata la prima e la seconda dose. Verrà somministrata almeno dopo 28 giorni dalla seconda e - indipendentemente dal vaccino utilizzato per il ciclo primario - sarà possibile utilizzare uno qualsiasi dei due vaccini a m-RNA autorizzati in Italia: Pfizer e Moderna. A dare l’approvazione definitiva è stata l’Agenzia europea per il farmaco (Ema), la quale ha affermato che - secondo quanto indicato dai dati disponibili - i rischi di effetti collaterali dopo la terza dose di vaccino covid restano simili a quelli della seconda dose. In ogni caso, sarà la stessa Ema a portare avanti l'attento monitoraggio di questi fenomeni. Per quanto riguarda invece l’eliminazione del Green pass, esso sarà graduale e non imminente: “Prima toglieremo l’obbligo del distanziamento, poi le mascherine e infine il Green pass” - ha infine dichiarato Sileni. Terza dose vaccino Covid per contrastare le nuove varianti La terza dose è stata anticipata a causa della variante Delta e della sua maggiore trasmissibilità, che la rende capace di contagiare anche i vaccinati, seppure in misura minore. Il via alla nuova vaccinazione è stato dato il 20 settembre 2021, mediante l’avvio delle dosi addizionali per i circa 3 milioni di pazienti fragili: persone immunocompromesse, trapiantati e malati oncologici con determinate specificità. Dal 27 settembre è stata poi approvata anche la terza dose "booster" - ovvero la dose di vaccino somministrata quando l'immunità iniziale è sufficiente, ma è probabile che la risposta immunitaria sia diminuita nel tempo - per tutti gli over 80, Rsa, e sanitari. La terza dose di vaccino è dunque una soluzione condivisa in tutta Europa, considerato anche il boom di contagi in alcuni Paesi europei e la necessità di evitare il rischio che si diffondano nuove varianti. Per quanto riguarda l’immunizzazione per la fascia di età a 5-11 anni, Sileri ha poi spiegato che “dipenderà dagli enti regolatori e appena sarà approvato sarà disponibile in Italia". Al riguardo, ha affermato: "Io a mio figlio lo farei senza dubbio. Ho un figlio di 2 anni e se ci fosse un vaccino disponibile per la sua età, lo farei subito. Purtroppo ancora non c’è”. Secondo poi quanto dichiarato dal virologo Fabrizio Pregliasco, docente dell'università di Milano, se la terza dose di vaccino anti-Covid venisse estesa a tutti, "sarebbe importante che la facessero anche i giovani sotto i 18 anni. La variante Delta coinvolge anche i giovani, anche con qualche cattiveria in più rispetto al virus originale perché l'1% di loro va in ospedale. Ne abbiamo già avuti 340 sotto i 18 anni in terapia intensiva e 32 sono deceduti”. Con il tempo diminuiscono gli anticorpi Il Corriere della Sera ha spiegato che la somministrazione in più è necessaria perché con il tempo gli anticorpi diminuiscono e - allo stesso tempo - durante l’inverno la possibilità di contagio aumenta. Il quotidiano ha inoltre aggiunto che può essere somministrata anche dopo 28 giorni dalla seconda per gli immunodepressi, cioè chi non ha risposto in maniera efficace alle prime due. Il richiamo vero e proprio, invece, va fatto a distanza di almeno sei mesi dalla seconda dose. L’immunologa dell’università di Padova, Antonella Viola, ha spiegato che la prima variabile che incide sul calo dell’efficacia vaccinale è l’età. Il vaccino che ha dimostrato di avere minore capacità di indebolimento è quello di Moderna, mentre chi ha fatto J&J è come se avesse ricevuto soltanto una dose di AstraZeneca, per cui è assolutamente necessario il richiamo. Viola ha mostrato anche quali criteri dovrebbe seguire il calendario della terza dose: "L’età e il rischio di malattia severa da Covid-19. Le persone dai 60 anni in su sono più soggette ai ricoveri perché il loro sistema immunitario invecchia e questa considerazione dovrebbe guidare la scelta dei richiami". Il richiamo rappresenta quindi un potenziamento della risposta immunitaria, che può arrivare anche superare quella con le sole due dosi. “Ma il problema è che sono ancora troppo numerosi gli italiani che non si sono vaccinati. Giusta la dose booster per gli altri, ma se resta troppo vasta la platea dei non immunizzati, il virus continuerà a circolare e questo rappresenta un guaio” - ha specificato Francesco Vaia, direttore sanitario dello Spallanzani di Roma. “Ne usciamo solo vaccinando coloro che hanno rifiutato l'iniezione” - ha concluso. Foto di Nataliya Vaitkevich da Pexels